Parrocchia di Coldrerio

Parrocchia di Coldrerio

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Chiesa parrocchiale di San Giorgio

di Giuseppe e Gabriella Solcà

Venne eretta, in zona meno lontana dall'abitato, in sostituzione della cadente antica chiesa di San Giorgio, denominata in seguito di San Gregorio e poi di Sant’Apollonia.
Dopo la donazione del terreno per l'erezione della chiesa (1572 o 1573), nel 1577 fu necessario procedere all’acquisto di un appezzamento attiguo, ottenuto per espropriazione, dietro richiesta presentata al Landfogto Fry, che in quell'anno rappresentava il canton Zugo. Nello stesso anno si diede inizio ai lavori.
Lo storico E. L. Vassalli ritiene progettista mastro Antonio Pozzi, figlio di Filippo, da Coldrerio e operante in Roma come impresario e costruttore (realizzò, fra l’altro, il Palazzo Apostolico in Vaticano), che era temporaneamente rientrato in patria.
A causa di difficoltà finanziarie, i lavori di costruzione procedettero molto a rilento. Al momento dell’erezione della parrocchia di Coldrerio (1593) la chiesa era a tetto e vi si officiavano le sacre funzioni, però richiedeva ancora numerosi interventi.
Fu consacrata il 1° giugno 1599 da Mons. Filippo Archinti, Vescovo di Como (e non dal Vescovo Ninguarda nel 1591, come inciso sulla lapide che sta nella chiesa).
In precedenza, negli Atti della visita pastorale del 18 maggio 1599, il Vescovo aveva dato la seguente descrizione del nuovo edificio sacro: “la chiesa nuova non è consacrata, però vi si celebrano già i Divini Misteri” e inoltre: “la cappella maggiore è finita e imbiancata, con un modesto altare in muratura con la mensa di pietra”…
Nello stesso documento si dice che il tetto era completo, ma dall' interno si vedevano le travature, che le pareti erano in parte imbiancate e in parte “incrostate” e il pavimento era di cotto. La torre campanaria cominciava appena a sorgere dal terreno. Mancava ancora la sagrestia.
Due settimane dopo il presule, di ritorno da Riva San Vitale, dove il 30 maggio aveva consacrato la chiesa di Santa Croce, fece sosta a Coldrerio per la consacrazione della nuova chiesa parrocchiale, che dedicò a San Giorgio.
Dal testo latino relativo a questa visita, si ricava:
“Il giorno di martedì primo giugno 1599, feria terza di Pentecoste, lo stesso Vescovo entrò nella suddetta chiesa e, con il cerimoniale d’uso, la consacrò dedicandola a San Giorgio Martire. Consacrò pure l’altare maggiore, includendovi le reliquie di Santa Caterina V.M., di Santa Giuliana V.M. e di Euticchio, Vescovo comense. Erano pure presenti, come testimoni, i canonici jur. utr. doc. Theoldo e Nicolao Cocquio, Protonotaro Apostolico e Vicario Generale e tutto il Popolo di Coldrerio”.
Le migliorie necessarie vennero fatte a scadenze prolungate e solo dietro sollecitazioni dei Vescovi in visita pastorale.
Nel 1627 non esistevano ancora le due cappelle laterali; quella della Madonna del Rosario era in costruzione nel 1643. Nel 1653 era già stata costruita la sagrestia.

L’esterno della chiesa

La chiesa inizialmente si presentava con una semplice pianta rettangolare che comprendeva sia la navata, sia il coro.
Seguirono successive aggiunte: il campanile, la prima sagrestia (situata a sud, di fianco alla torre campanaria, e demolita nel 1969), le due cappelle laterali, la vecchia sagrestia a nord (l’attuale coro uomini), l’attuale sagrestia pure a nord (costruita nel 1788, forse ricavata colmando il portico che correva lungo la parete nord della chiesa) e altre costruzioni posticce (quella attigua alla sagrestia e quella situata a sud, costruita verso il 1784, che è anche stata sede della scuola). È sprovvista di coro.
La facciata esterna è di tipo tradizionale, a capanna, con l'iscrizione di dedicazione “D. O. M. DIVO GEORGIO DICATUM” e la data “1736”, anno in cui fu intonacata per la prima volta. Il portale d'ingresso, sopraelevato con tre gradini, ha una riquadratura di marmo di Arzo, che proviene dalla demolita seicentesca seconda chiesa parrocchiale di Mendrisio (1870). Ai lati vi sono due nicchie vuote (rimesse in luce con i restauri della facciata nel 1969); nella parte superiore un finestrone rettangolare (murato nel 1865, quando venne collocato l'organo, donato da Agostino Maspoli) e due finestre cieche.
Il campanile era già terminato nel 1612. In quell'anno un certo Giobatta Mola, detto il Galletto, sparò un'archibugiata contro la “palla” che stava sulla sommità della guglia e la fece cadere. Il 15 giugno 1827, durante un violento temporale un fulmine caduto sul campanile demolì l’elegantissima guglia di cotto. Si provvide al restauro ma nel 1906 un’altra folgore danneggiò gravemente la sommità del campanile. Per motivi finanziari si decise di non ricostruire più la guglia ma di sostituirla con il cupolino, di certo non molto elegante, che si vede ancora oggi.

L'interno della chiesa

Vi è un’unica navata con volta a botte, separata dal presbiterio rettangolare da una balaustra di marmo.
Sulla parete di fondo del presbiterio sta il grande altare barocco di stucco con al centro la bellissima pala raffigurante il Crocifisso tra i Santi Giorgio e Vittore. Ai lati due nicchie con le statue di stucco di San Giovanni Battista (a sinistra) e di San Michele Arcangelo che atterra Lucifero.
L’attuale altare di marmo (posato nel 1782), con mensa dello stesso materiale sovrastata da un tempietto che custodisce il tabernacolo, fu anteposto al precedente, dopo averne demolito la mensa di stucco che aveva un paliotto “fatto per carità”da Gasparo Mola di Coldrerio nel 1725.
Sulle pareti laterali del presbiterio vi sono due affreschi che raffigurano rispettivamente “San Giorgio che uccide il drago” e “Il martirio del Santo”.
Sulla volta, il pittore Alessandro Valdani di Chiasso affrescò la “Gloria di San Giorgio” e, unitamente al pittore Francesco Calvi, provvide ad eseguire anche la parte ornamentale e architettonica del presbiterio.
Le pareti della navata sono ornate da figure in chiaroscuro, poste su piedestalli e in finte nicchie (a sinistra, partendo dall'ingresso: San Luigi Gonzaga, Sant'Anna, Sant'Abbondio; a destra: Sant'Isidoro, Santa Eurosia, San Grato).
Sulla destra vi è pure il pulpito settecentesco, di legno.
Le due cappelle laterali, di forma rettangolare e di dimensioni ridotte, sono situate una di fronte all’altra, verso il presbiterio, e sono separate dalla navata da balaustre di marmo.
Dagli Atti di Visita del Vescovo Mons. Ambrogio Torriani, del 1671, si sa che entrambe le cappelle erano costruite, ma che in quella a nord non si poteva officiare perché l’altare era spoglio.
La cappella sul lato nord, dedicata a San Vincenzo Ferreri e a San Giuseppe, fu costruita dall’architetto Bartolomeo Bianchi di Coldrerio, emigrato a Genova, che voleva farne una cappella di juspatronato della sua famiglia, ma tale diritto gli fu poi stato contestato dagli uomini di Coldrerio, in quanto era stata edificata su terreno di proprietà della parrocchia. L’altare, con due colonne di marmo nero di Varenna che racchiudono la pala, proviene dalla soppressa chiesa di San Giovanni in Pedemonte di Como e venne acquistato nel 1811.
La mensa di marmo, a tavolo, recente, è simile a quella dell’altra cappella.
La cappella della Madonna del Rosario è ornata da un altare di marmo di Carrara, fornito nel 1832 da Pietro Pozzi, che racchiude pure una pala.

La pala dell'altare maggiore

È l’opera d’arte più pregevole della chiesa parrocchiale.
È un dipinto a olio del pittore Francesco Torriani (1612-1681) di Mendrisio.
Raffigura Cristo Crocifisso. Ai piedi della croce stanno in posizione eretta San Giorgio, patrono di Coldrerio, e San Vittore, patrono della collegiata di Balerna dalla quale Coldrerio aveva dipeso ecclesiasticamente fino al 1593.
Si sa che nel 1673 l'ancona era già da tempo collocata sopra l’altare maggiore.
La tela fu realizzata grazie a un lascito di mastro Nicolò della Croce (Croci), figlio del mastro Giovanni Angelo, nato a Coldrerio il 7 gennaio 1598, che operò come costruttore a Roma, dove morì a soli 31 anni.
Nel testamento fatto in quella città nel 1629, aveva istituito erede universale delle sue sostanze a Coldrerio la figlia Paola, di due anni.
Lasciò inoltre dei beni, il cui frutto doveva essere utilizzato per la celebrazione di Sante Messe nella chiesa della Madonna del Carmine e nella chiesa di San Giorgio. Per quest’ultimo sacro edificio voleva che si facesse eseguire un bel Crocifisso da porre sull’altare.
Una clausola testamentaria stabiliva che alla chiesa di San Giorgio dovesse spettare anche l’eredità della figlia, nel caso fosse morta senza lasciare discendenza. Paola morì verso gli otto anni, ma la sorella del defunto testatore, Elisabetta della Croce, moglie di mastro Giacomo Pozzi, avanzò pretese su detti beni, promuovendo una causa canonica davanti al Vicario Generale della Diocesi di Como. Nel 1636 si giunse ad una transazione e si stabilì che i beni lasciati da Nicolò si sarebbero dovuti dividere in parti uguali tra i contendenti.
Si trattava a quel momento di commissionare a un artista il Crocifisso per l’altare maggiore. Su suggerimento dei superiori ecclesiastici si stabilì di affiancare al Cristo morto in croce le figure dei Santi patroni Giorgio e Vittore.
Si spesero 20 scudi e per il pagamento venne utilizzato il denaro che era stato versato alla Confraternita del Carmelo nel 1640 da Matteo Solcà di Villa per costituire un legato per la celebrazione della Messa festiva. Metà della suddetta somma venne poi rimborsata alla parrocchia da Elisabetta Pozzi-Croce.

Le altre tele

La pala dell'altare della cappella di San Vincenzo Ferreri e San Giuseppe, dipinta a olio su tela, delle dimensioni di 170 x 240 cm, è opera del pittore Gian Maria Livio di Coldrerio, che studiò pittura a Roma.
Nella parte superiore del dipinto è rappresentato San Giuseppe che regge il Bambino e il bastone fiorito, mentre nella parte inferiore sono raffigurati San Vincenzo Ferreri, protettore della campagna, e un angioletto che tiene tra le mani due grappoli d’uva e un mazzo di spighe.
Questa tela fu commissionata all'artista dalla Comunità di Coldrerio.
Dal Protocollo delle risoluzioni della Vicinanza si sa che nel 1767 si giunse ad un accomodamento con la signora Teresa, vedova del pittore. Questa si dichiarò disposta a ritenersi soddisfatta di F 100, invece dei 225 pattuiti e a donare metà di tale somma alla Chiesa Parrocchiale per l’acquisto di un baldacchino.
La pala della cappella della Madonna del Rosario, di autore ignoto, è menzionata nel 1671 negli Atti di Visita del Vescovo di Como mons. Torriani.
È a olio su tela, delle dimensioni di 150 x 235 cm.
Raffigura la Beata Vergine del Rosario con in braccio il Bambino e con ai suoi piedi Sant’Antonio da Padova, inginocchiato.
Madonna con Bambino, San Pietro e San Paolo: olio su tela, 110 x 150. Di autore ignoto, è situata sulla parete del coro uomini.
Nella sua parte inferiore il dipinto reca una scritta con la data e il nome del donatore: “FILIPPO POZZI / DE MINOM DEL’ A / CASA DE PEDOIA / FECE FAR IN ROMA / 1606”.
Cristo e Pilato (Quid est veritas?), olio su tela, dipinto nel 1971 dal pittore Florindo Soldini (1915-2005) di Coldrerio.

La reliquia di San Giorgio

Da Brentani si ha notizia che la reliquia di San Giorgio fu donata nel 1726 a Pietro Paolo Livio, figlio del defunto Bartolomeo, da Coldrerio, cittadino romano. Questi, l’anno successivo, stese di proprio pugno un documento nel quale dichiarava di rinunciare al suo possesso e di cederla in dono alla chiesa parrocchiale del suo paese natale.


La chiesa parrocchiale di San Giorgio può essere concessa in uso per concerti o altri eventi di carattere sacro o compatibili con la sacralità dell'edificio. Qui di seguito trovate la "Concessione d'uso" in formato PDF.

PDF

Concessione d'uso per chiesa parrocchiale di San Giorgio