San Giorgio • Sant'Apollonia • San Rocco • Madonna del Carmelo • Natività
di Giuseppe e Gabriella Solcà
Nel 1578, negli Atti di Visita di Mons. Francesco Bonomi, delegato del vescovo di Como, è annotata per la prima volta la notizia dell'esistenza di un edificio sacro dedicato alla Madonna del Pezoo, che in seguito sarà dedicato alla Madonna del Carmelo.
La costruzione di cui si parla nel documento sopraccitato era probabilmente sorta attorno a una cappellina tardomedioevale di cui è rimasto l'affresco della “Madonna del Pezoo”. Secondo la tradizione, la sacra immagine della Madonna che allatta il bambino venne trovata da un contadino che di domenica arava il suo campo situato nel luogo chiamato “Pezoo”. Il vomere avrebbe sfregiato il volto della sacra effigie, che ora è situata sulla sinistra dell’arco che separa la navata dal presbiterio.
La chiesa venne successivamente ingrandita, fino alle dimensioni attuali. La cappella laterale fu costruita dopo l'erezione della Confraternita della Madonna del Carmelo (avvenuta nel 1613), per collocarvi la statua della Madonna del Carmine, portata a Coldrerio nel 1618.
L'esterno presenta la facciata a capanna, con grande rosone centrale, e il portale con cornice di sarizzo (1621) racchiusa da un’altra di stucco. Lateralmente stanno due finestrelle con inferriate e scalino per la preghiera, e due acquasantiere di marmo a muro.
Affreschi molto deteriorati ornano tutta la facciata, che reca al centro “L’Incoronazione della Vergine”, attribuito al pittore Giovan Battista Tarilli di Cureglia.
Nella parete sud sta una porta secondaria con lunetta affrescata, con una Sacra Famiglia (deteriorata).
A est la chiesa è delimitata dal coro semicircolare.
Lungo il lato nord si trovano allineati: la sagrestia con il sovrastante ripostiglio (un tempo sede per le riunioni dei confratelli), la cappella dell'Assunta, l’adiacente spazio che la prolunga
parallelamente alla navata e infine il portichetto aperto verso nord e ovest.
Nel presbiterio quadrangolare c'è un bellissimo altare di marmo (opera di Antonio Monzini di Como, 1769-70) con ornamenti di rame dorato e di pietre dure, e con ai lati due belle teste di angeli di marmo di Carrara; il tabernacolo è sormontato da due angeli dello stesso materiale.
La volta a crociera è ornata di stucchi e di affreschi coi quattro Evangelisti. Il dipinto del coro raffigura l’Incoronazione della Vergine.
Sopra l'altare, nel 1826 fu collocato il tempietto di marmo (eseguito su disegno dell’ingegner Gaetano Cantoni di Muggio) nel quale è esposta la statua della Madonna del Carmelo, in
precedenza situata nella cappella laterale, in una nicchia ora nascosta dalla pala dell’Assunta.
La cappella dell’Assunta, a sinistra, è quanto di più importante dal lato artistico esista a Coldrerio.
Iniziata nel 1621, era già terminata e decorata con stucchi nel 1623, ma mancavano le pitture, eseguite quasi vent’anni dopo dal pittore Pier Francesco Mola, nato a Coldrerio e operante perlopiù a Roma.
Al centro dell’altare si può ammirare la bellissima pala dell'Assunta, collocata nella cappella nel 1773 (in precedenza era situata sopra l'altare maggiore).
Questo dipinto, di autore ignoto, fu portato da Roma nel 1588 da Domenico Pozzi, figlio di Battista, come dono per la chiesa, come si può leggere nell’angolo inferiore destro della pala. Nella parte anteriore del sarcofago dipinto figura lo stemma di famiglia del donatore: un pozzo sormontato dalla carrucola.
Nella metà superiore della pala troneggia la Madonna che viene portata in cielo, tra le nubi, da otto angioletti che danno vita a un movimentato girotondo. Due apostoli sono appoggiati al coperchio del sepolcro, mentre gli altri stanno ai lati del sarcofago e si protendono verso la Vergine.
Dalla pala emana una viva luminosità, che si smorza gradatamente dall’alto verso il basso.
Il pittore, nato a Coldrerio nel 1612 e trasferitosi con la famiglia a Roma nel 1616, in occasione del suo rientro in patria nel 1641-42 eseguì con la tecnica dell’affresco i dipinti della cappella: i tre grandi situati sulla volta, i due ai lati dell'altare e i quattro piccoli “riquadri” che stanno nella parte inferiore dell’arco che collega la cappella laterale alla navata.
I tre più importanti sono situati sulla volta della cappella.
Nel medaglione centrale è raffigurato “L’Eterno Padre” nell’atto di alzare la mano per pronunciare il “Fiat” della creazione.
Sopra di Lui una colomba, simbolo dello Spirito Santo.
Un angelo, che completa la parte inferiore del riquadro, sostiene le nubi e si copre il volto di fronte alla potenza dell’Altissimo.
Il dipinto sulla parete di sinistra (lato ovest) raffigura “La Madonna del Carmelo con i confratelli e le consorelle”.
Ai piedi della Madonna in trono che regge il Bambino, con in mano gli scapolari, si vedono, a sinistra, dietro San Simone Stock, i confratelli in abito marrone e mantellina bianca.
Tra questi, il personaggio inginocchiato all'estrema sinistra è Pier Francesco Mola, che ha in tal modo lasciato il suo autoritratto nel villaggio natale.
A destra si vedono le consorelle, avvolte in ampie e lunghe vesti e grembiuloni e con ampi fazzoletti che coprono capo e spalle, sicura testimonianza del costume tipico delle donne nel
Seicento.
L’affresco di destra (lato est), raffigurante “La Madonna del Carmelo con le anime del Purgatorio”, purtroppo non è in buone condizioni di conservazione.
Nella parte inferiore del dipinto sono raffigurate le Anime del Purgatorio che allungano le braccia verso la Madonna e il Bambino che tengono in mano «l'abitino», cioè lo scapolare dell’Ordine dei Carmelitani, simbolo della promessa della Vergine del Carmelo di liberare dal Purgatorio, il sabato successivo alla morte, le anime dei devoti morti in grazia di Dio.
I due affreschi della parete di fondo si presentano oggi parzialmente «mutilati» a motivo della successiva trasformazione dell’altare (1773).
Il dipinto di sinistra rappresenta San Sebastiano trafitto dalle frecce, mentre nell’altro è raffigurato San Rocco con il cane.
I due Santi, spesso accomunati nell'iconografia, erano invocati come protettori contro le epidemie. Ben si comprende la scelta di queste figure, se si pensa alla terribile pestilenza che aveva infierito a Coldrerio dieci anni prima!
Altri quattro affreschi, di piccole dimensioni, si trovano in altrettanti riquadri, alternati da rosoni di stucco, sull’intradosso dell’arco che separa la Cappella Nuova dalla navata della chiesa. Vi sono raffigurati, da sinistra a destra (ovest-est): una fontana con tre vasche sovrapposte e relative cascatelle; una palma e altre piante; una stella; una torre a tre piani.
Gli affreschi di Villa Coldrerio sono fra le pochissime opere del Mola a poter essere datate con certezza: 1641-1642. Infatti, nel Libro dei Conti della Confraternita del Carmelo, figurano due annotazioni dell’allora curato di Coldrerio, don Bartolomeo Torriani, relative ai pagamenti effettuati al pittore.
Nel Libro dei Conti della Confraternita si legge:
1641 - Spese della Confraternita del Carmine in Coldrerio e Villa.
- “al signore Pietro Francesco Mola lire trentanove imperiali, a bonconto delle pitture che deve fare nella nova capella dela Madonna” (pagamento 15 agosto), lire 39.
Datte, in diverse volte, al sudetto pittore Francescho Mola, per compito pagamento (registrazioni tra il 15 agosto 1641 e il 28 aprile 1642), lire 125.
1641 - Entrate della Confraternita del Carmine - “recevati” (= ricavati), a nome della sudetta Compagnia, delle cassette, bussole et elemosine de particolari fatte a fine per far fine (= finire) la sudetta capella di depengere del sudetto signore Francescho Mola, pittore, lire 125.
Dopo l’aggregazione della Confraternita all'Ordine Carmelitano, i confratelli decisero di acquistare una statua della Madonna del Carmelo.
L’8 giugno 1618 vennero mandati a Milano a tale scopo i confratelli Giovanni Antonio Bertola e Domenico Pozzi, che comperarono la statua di legno.
è opera di Giulio Cesare Mangone, figlio di Giambattista, scultore in legno, che lavorò per il duomo di Milano dal 1606 al 1620, al quale vennero pagati in tutto, a diverse riprese, 193 lire e 15 soldi. Fu fatta dipingere provvisoriamente da Celidonio d’Aquino.
Quando il simulacro fu giunto a Coldrerio, venne portato solennemente in processione.
La statua, riportata poi a Milano per la doratura, fu riconsegnata definitivamente nel 1622 ai sopraccitati Bertola e Pozzi.
Non si è a conoscenza di successivi interventi di pittura, fino a quello eseguito prima del trasporto della statua nel 1972 e che ha dato al simulacro l'aspetto attuale. In precedenza, come molti ancora ricordano, l’abito della Madonna era di color marrone come quello dei confratelli.
La figura aveva il collo un po’ più largo e nella parte posteriore la statua era rifinita sommariamente, per cui era sempre coperta da un manto di stoffa. Almeno inizialmente, il nuovo
aspetto del simulacro non suscitò unanimi consensi tra la nostra gente.
Il nome “Pezoo” è un toponimo: è quindi errata la dicitura “Madonna del Pezöö” riportata da varie fonti.
L’antico affresco, che lo storico Edmondo Luigi Vassalli data del Quattrocento, rappresenta per tre quarti la bellissima figura della Vergine che allatta il Bambino. Il manto le incornicia la testa e scende fino alla parte inferiore del dipinto, formando una piega su ciascun lato e dando così l’impressione di avvolgerne la figura seduta.
Il Bambino, in posizione accovacciata, è nudo e tiene la mano sinistra appoggiata a quella della Madre, mentre con l’altra regge il globo sormontato da una croce. Le teste della Madonna e del Bambino Gesù portano un’aureola.
Una profonda crepa attraversa obliquamente la parte superiore del dipinto, sfregiando il bel viso della Madonna.
Attorno a questo particolare è sorta la tradizione popolare che vuole che il sacro dipinto, lesionato dall’aratro di un contadino che lavorava la terra in giorno festivo, sia stato dissotterrato in un campo vicino all’attuale chiesa.